Cenni Storici
- Fermo è un centro storico
del Piceno
legato alla tradizione classica romana come sua colonia, rimasto sempre
fedele a Roma tanto da meritare il riconoscimento inscritto sul suo
labaro: Firmum, firma fides, Romanorum colonia.Augusto diede a Fermo
una costituzione e fu proclamato Parens coloniae.Il cristianesimo
entrò presto nel suo territorio e ne sono testimoni il
martire
S. Marone a Civitanova e i santi Vescovi martiri fondatori della
diocesi S. Alessandro e S. Filippo, ai quali è intitolato il
nuovo Istituto Superiore di Scienze Religiose.
Nel primo medioevo fu ducato longobardo, unito a quello di Spoleto. Dal
secolo XII la Marchia Picena si estendeva da S. Benedetto del Tronto ad
Osimo e Fermo ne era il centro amministrativo, religioso e culturale. I
domenicani vi si insediarono nel 1214, i Francescani nel 1240. Nei
secoli XIV Fermo fu retta da diversi “signori”, tra
cui gli
Sforza e i Visconti.
Nel secolo XV fu governata da amministratori pontifici. Tra il 1429 e
il 1484 fu amministrata dai Capranica: da Angelo e poi, soprattutto,
dal cardinal Domenico Capranica che, fra le altre opere,
fondò a
Roma il Collegium pauperum scholarium Sapientiae Firmanae, che divenne
in seguito l’Almo Collegio Capranica. Fermo fu tra le prime
diocesi ad applicare i decreti del concilio di Trento ed ebbe, nel
1567, il seminario con annesso studio teologico, che, tra alterne
vicende e sedi differenti, è rimasto attivo
ininterrottamente
fino ad oggi. Nel 1570-77 fu vescovo di Fermo Felice Peretti, poi Papa
Sisto V. Nello stato pontificio, Fermo fu sede di provincia e
metropolia ecclesiastica cui erano soggette le diocesi di Ascoli,
Ripatransone, Montalto, Macerata e Camerino.
Fermo divenne sede cardinalizia di cui illustre figura è
stato
il card. Filippo De Angelis, strenuo difensore dei diritti sovrani del
Romano Pontefice, deportato a Torino dal 1860 al 1866. Ultimo
arcivescovo cardinale fu Amilcare Malagola fino al 1895. Tra la fine
dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Fermo ebbe
rilievo
con la discussa figura del sacerdote Romolo Murri, la cui vicenda fu
segnata dagli interventi dell’arcivescovo di Fermo Mons.
Castelli
e dalla scomunica della S. Sede. Con l’unità
d’Italia, la “guelfa” Fermo perse la
provincia a
favore di Ascoli Piceno.
Dal 2004 è di nuovo capoluogo di provincia.
- L'arte a Fermo
-
Fermo
è città nobile e di antichissime origini,
ricca
d’arte e di cultura. Trenta secoli di storia sono racchiusi
fra
le mura millenarie della Città, tra ricordi ed echi di
leggende
non ancora sopite.
La
città stessa, con il suo complesso architettonico,
è
una sorta di galleria sempre aperta giorno e notte, che svela pian
piano la magia del suo passato all'interno dei musei. Il favoloso
scenario di Piazza del Popolo (sec. XV), nel cuore della
città,
custodisce alcuni dei più importanti musei della
Città,
allestiti presso il Palazzo dei Priori: la Pinacoteca civica e la
sezione picena del Museo Archeologico.
La raccolta
dei dipinti della Pinacoteca comprende opere importanti di
scuola veneta, bolognese e marchigiana. Tra le opere di maggior pregio
il polittico smembrato di Jacobello del Fiore (1370ca.-1439),
l'Adorazione dei Pastori del Rubens (1608) e la Pentecoste di Giovanni
Lanfranco (1582-1647).
Nella sezione
picena del Museo Archeologico sono conservate le
testimonianze del passato più antico della Città
legato
alle civiltà villanoviana e picena. L'importanza strategica
del
territorio fermano già in epoca protostorica (IX-VIII a.C.)
è testimoniata dai numerosi reperti conservati nel museo,
originali e di pregevole fattura.
Attigua al
Palazzo dei Priori, presso il Palazzo degli Studi, ha sede
la Biblioteca Comunale, la più ricca delle Marche, fra le
prime
dieci d’Italia. Il nucleo più antico della
Biblioteca
è conservato nella Sala del Mappamondo, splendidamente
decorata
in legno di noce, in cui sono conservati oltre sedicimila volumi,
perlopiù del XVI secolo, donati alla Città da
Romolo
Spezioli medico fermano di fiducia della Regina Cristina di Svezia.
Nell’ambiente
è conservato anche il grande globo
del XVIII secolo da cui prende nome la sala.
A pochi passi
dalla piazza, scendendo per la suggestiva Via degli
Aceti, si possono visitare le Cisterne Romane, uno stupendo complesso
architettonico composto di trenta grandi sale collegate tra loro.
E’ un monumento risalente al I secolo d.C. unico nel suo
genere e
perfettamente conservato. La costruzione, estremamente innovativa per
la tecnica, raccoglieva l’acqua piovana e sorgiva che,
depurata,
serviva a rifornire la Città e il suo navale
(l’attuale
riviera).
Tappa
essenziale per la comprensione della storia religiosa della
comunità è il Museo Diocesano, ubicato sul
Piazzale del
Girfalco ove domina la Cattedrale dalla splendida facciata gotica.
Presenta una scelta di opere d'arte e oggetti liturgici provenienti in
parte dal tesoro della Cattedrale stessa in parte da chiese di Fermo e
dell'Arcidiocesi. Tra tutte spicca la notissima casula (paramento
liturgico) di arte araba appartenuta a S. Tommaso Becket (1116).
Un posto
d’eccellenza merita, nell’offerta
culturale
fermana, il settecentesco Teatro Comunale
“dell’Aquila”, tra i più belli
e grandi delle
Marche, che vanta una tradizione di spettacolo plurisecolare ed
internazionale.
La visita dei
musei cittadini termina fuori della cinta muraria, a
Villa Vitali, ove hanno sede i Musei Scientifici. Nella magnifica
cornice della villa gentilizia risalente alla prima metà del
XIX
secolo si possono visitare: il Museo Polare "Silvio Zavatti" unico
museo italiano dedicato ai popoli artici, il Museo di Scienze Naturali
"Tommaso Salvadori" che conserva circa cinquecento esemplari di
uccelli, la meteorite “Fermo” caduta dal cielo
nelle
campagne fermane e terza in ordine di peso fra quelle rinvenute nel
mondo e la Collezione di apparecchi fotografici "Alfredo Matacotta
Cordella" che testimonia, con più di cento esemplari,
l'evoluzione della tecnica dall'inizio del secolo scorso fino
all'avvento della fotografia digitale.